In eredità l’altrove

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«Essere un ponte tra due rive»: così Orhan Pamuk descrive il proprio destino di scrittore nato e cresciuto all’incrocio tra mondo occidentale e orientale. La sua condizione è simile a quella di altri border writers contemporanei la cui vocazione letteraria affonda le radici in una duplice o plurima appartenenza geografica, linguistica, culturale.

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Descrizione

«Essere un ponte tra due rive»: così Orhan Pamuk descrive il proprio destino di scrittore nato e cresciuto all’incrocio tra mondo occidentale e orientale. La sua condizione è simile a quella di altri border writers contemporanei la cui vocazione letteraria affonda le radici in una duplice o plurima appartenenza geografica, linguistica, culturale. Di fronte ad uno scenario europeo sempre più segnato dal fenomeno migratorio e dalla contaminazione tra culture lontane, appare urgente tornare a riflettere su quegli scrittori e intellettuali che, da Vladimir Nabokov a Emil Cioran, da Agota Kristof a Irène Némirovsky, fino al caso recente di Nicolai Lilin, hanno scelto di scrivere romanzi in una lingua diversa da quella del proprio paese di origine. Nelle fila di questi narratori entre-deux-mondes si inserisce Andreï Makine, nato in Siberia nel 1957, autore di una quindicina di romanzi, tutti in lingua francese, Prix Goncourt e Médicis nel 1995, dal 2016 membro dell’Académie Française. La scelta dell’eteroglossia e la raffinatezza dello stile inseriscono di diritto i suoi romanzi nel canone della letteratura francese. Eppure, complice la lontananza geografica, che amplifica i ricordi e stimola l’ispirazione poetica, Makine colloca sempre al centro della sua opera il mondo russo. O, meglio, gli ampi spazi siberiani, il cui paesaggio, immenso, innevato, per lo più disabitato assume un significato quasi metafisico. I pochi personaggi che lo abitano rivolgono costantemente lo sguardo alla Francia, metonimia dell’Occidente, fonte di illusione e disillusione, luogo di contraddizioni e di speranze, che incarna il loro sogno dell’altrove e diventa, durante il percorso di crescita, “mito” da alimentare con la memoria e da coltivare con l’immaginazione.

 

Biografia

Elisabetta Abignente si è formata nelle università Federico II di Napoli, Sapienza di Roma e Paris Nanterre. È docente a contratto di Letterature Comparate, è stata responsabile scientifico del progetto STAR “The Family Novel” e borsista post-dottorato nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II e nell’Istituto italiano di studi storici di Napoli. I suoi interessi di ricerca riguardano il romanzo europeo contemporaneo e il rapporto tra la letteratura e le altre arti. È autrice del libro Quando il tempo si fa lento. L’attesa amorosa nel romanzo del Novecento (Carocci, 2014) e di saggi in italiano e in francese dedicati all’opera di Proust, Mann, García Márquez, Ginzburg, Barthes, Tondelli, Ernaux, Makine. Ha collaborato al manuale di Letterature Comparate a cura di Francesco de Cristofaro (Carocci, 2014). Con Emanuele Canzaniello ha curato il volume collettivo Le attese. Opificio di Letteratura Reale/2 (Ad est dell’equatore, 2015) e un numero monografico della rivista «Enthymema» dedicato al romanzo di famiglia contemporaneo (2017).

Informazioni aggiuntive

Peso 130 g
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ad est dell'equatore

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