e tu che mangi il gelato

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E tu che mangi il gelato è una tragicommedia ipocalorica, un viaggio a cavallo dei polisaccaridi tra le tappe meno battute delle proprie fragilità o un morbido scivolamento in un linguaggio delizioso, originale, di straordinaria freschezza. O le tre cose insieme.

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Descrizione

L’autrice parla a se stessa, ai personaggi che incontra, ai chili che vanno e che vengono tracciando una linea che parte dalla bilancia e tocca lo specchio, i vestiti, le scarpe, gli aperitivi, gli incontri più o meno amorosi, sempre opponendo al peso che incombe la leggerezza della propria ironia. La storia attraversa le giornate di una persona in sovrappeso – che è stata in sovrappeso o che si sente in sovrappeso, non importa – alla ricerca quotidiana della felicità. Man mano che si avanza nella lettura le calorie, gli abiti che non entrano più o la vita vista dalla prospettiva bassa della bilancia sotto i piedi lasciano il posto ad episodi esilaranti, alle strategie di sopravvivenza, all’incalzare dei dialoghi. Si finisce così per snellire i propri stati d’animo, per voler bene al personaggio e morire di curiosità per come riesce a risolvere vicende a volte intricate a volte di una linearità disarmante, senza mai sbracare nel risibile, nell’autocommiserazione, nel banale. La vera forza del romanzo sta infatti nella capacità innata dell’autrice di mantenersi alta sull’orlo degli eventi per raffreddare la temperatura del vissuto personale senza mai congelare l’empatia con il lettore, conservando sempre una scrittura disinvolta e in equilibrio tra il colloquiale e la divertita poesia. E’ questa la ricetta per rendere universale la propria condizione privata. Ritrovarsi in Tu che mangi il gelato viene naturale e facile e non c’entra nulla quanto il lettore tema i grassi in eccesso. Il peso è un pretesto per denudare vere o presunte inadeguatezze e trovare il proprio posto fermo nel mondo. E la vivace alternanza tra caldo e freddo, tra accettazione e rifiuto, tra levità e consistenza pone il lettore tra qualcosa di simile a un gelato fritto alla vaniglia e un pezzo di geniale, sorprendente letteratura.

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