Descrizione
L’ispettore Gaudino Liberovici è un Clouseau amplificato: disadattato e burbero, patito di enigmistica, predilige gli arcani in forma di rebus e cruciverba ai casi trucidi che gli passa la questura. Schiva i sopralluoghi troppo sanguinosi perché debole di stomaco, e se proprio non può farne a meno vomita con discrezione nel berretto dell’assistente Caposito. Odia l’assedio delle reporter TV che puntano i microfoni come baionette, al punto che per metterle in fuga apre il trench come un maniaco mostrando le pudenda. Per risolvere i casi segue percorsi sbilenchi, fidandosi di un fiuto inesistente e di un mestiere presunto, al punto che quelli rimangono per lo più insoluti o preferiscono risolversi da soli. Le storie, parodistiche e bislacche, sono un pretesto per giocare con le parole e le situazioni, per scardinare i luoghi comuni dell’immaginario investigativo, per decostruire dialoghi cascando su inciampi semantici, su scarti lessicali. Si ride parecchio, però di un riso arguto, letterario, straniante.
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